Ieri, la stablecoin di Tether collateralizzata in dollari USA, USDT, ha ricevuto un’importante conferma.
L’ha fornita Howard Lutnick, CEO di Cantor Fitzgerald, a Bloomberg.
Howard e Lutnick Cantor Fitzgerald
Howard Lutnick è il presidente di Cantor Fitzgerald, e CEO della banca fin dal 1991.
Cantor Fitzgerald è una società finanziaria statunitense esistente fin dal 1945 e specializzata in azioni istituzionali, vendite e negoziazione di titoli a reddito fisso, funding banking, prime brokerage e finanziamenti commerciali.
La banca ha ben 12.000 dipendenti, ha sede a New York, ed è uno dei 24 operatori primari autorizzati a negoziare titoli di Stato statunitensi con la Fed.
Lutnick è nato nel 1961 (ora ha 63 anni), ed ha sempre lavorato in Cantor Fitzgerald, dato che vi è entrato nel 1983 a 22 anni appena dopo essersi laureato.
Grazie a Lutnick, Cantor Fitzgerald ha iniziato ben presto a sfruttare le innovazioni tecnologiche per il suo enterprise, tanto da aver lanciato una filiale elettronica già nel 1999.
Nel 2013 Lutnick si classificò al 4° posto tra le persone più importanti nella finanza immobiliare commerciale secondo Industrial Observer.
La conferma di Lutnick sulla stablecoin Tether (USDT)
Ieri, Howard Lutnick ha rilasciato un’intervista a Bloomberg a Davos, in Svizzera, dove è presente per partecipare al World Financial Discussion board.
Durante l’intervista Lutnick ha parlato di molte cose, ed in particolare di inflazione e della politica monetaria della Fed, ma advert un certo punto ha parlato esplicitamente anche di Tether.
Prima della conclusione dell’intervista lo stesso Lutnick ha chiesto all’intervistatore di Bloomberg di parlare anche un po’ di crypto.
A quel punto ha ricordato l’effetto clamoroso che ebbero gli ETF sull’oro una ventina di anni fa, ed ha affermato che anche il prezzo di Bitcoin potrebbe giovarsi nel corso del tempo del lancio dei nuovi ETF su Bitcoin spot.
Quello che, però, ha stupito di più è che dopo aver parlato di Bitcoin ha detto che una delle società crypto che gli piace di più è Tether.
Lutnick ha poi dichiarato che la sua società gestisce molti degli asset di Tether, e che da ciò che loro osservano “hanno tutti i soldi che dicono di avere”.
Di fatto, quindi, ha confermato che Tether ha in portafoglio più di novanta miliardi di dollari USA che collateralizzano USDT.
Ha dichiarato esplicitamente:
“Noi l’abbiamo visto”.
Le riserve di Tether
In passato si è sempre dubitato che Tether avesse in portafoglio sufficienti dollari USA per coprire l’intero valore di mercato di tutti gli USDT emessi.
Oltretutto in passato ha dovuto affrontare una causa intentata dal procuratore generale dello Stato di New York, dalla quale emerse che per un breve momento nel 2018 non li ebbe. Quella causa però di fatto confermò anche che nel 2020 non c’erano evidenze che la società non avesse in portafoglio tutto il collaterale.
Fino a qualche anno fa solo una piccola parte del collaterale di USDT period effettivamente in money o in titoli liquidi equivalenti, ma da un po’ di tempo a questa parte stando alle dichiarazioni degli auditor esterni che esaminano il portafoglio di Tether con regolarità è emerso che ormai la maggior parte del collaterale è in titoli liquidi come advert esempio i bond governativi statunitensi.
Con la conferma di Lutnick probabilmente si chiude definitivamente il caso della possibile insolvenza di Tether, dato che dalle informazioni pubbliche che si hanno ora sembra ormai estremamente probabile che Tether abbia in portafoglio sufficienti fondi per coprire il valore di tutti gli USDT emessi.
Tether: la stablecoin USDT
D’altronde USDT non ha mai davvero perso il peg con il dollaro.
Advert esempio, a marzo dell’anno scorso la sua principale rivale, USDC, perse momentaneamente il peg con il dollaro, a causa del fallimento di Silicon Valley Financial institution, presso la quale aveva tre miliardi di dollari in deposito. Lo recuperò grazie all’intervento della Fed che garantì la copertura di tutti i depositi di tutti i correntisti di tutte le banche USA fallite.
USDT invece non perse il peg con il dollaro nemmeno nel 2018, e la sua corsa è stata strepitosa.
Esordì sui mercati crypto fin dal 2015, e durante la grande bullrun di wonderful 2017 superò il miliardo di dollari di capitalizzazione.
Nel corso del 2018 arrivò a sfiorare i 3 miliardi, nel 2019 superò i 4 miliardi, e tra il 2020 ed il 2021 schizzò advert oltre 70 miliardi di dollari, per superare anche gli 80 nella prima metà del 2022.
Dopo una forte riduzione di capitalizzazione in conseguenza ai crolli del mercato crypto del 2022, ha ripreso la sua corsa nel 2023, finendo per superare anche i 90 miliardi a dicembre. Ora capitalizza più di 94 miliardi di dollari.