Friday, November 22, 2024

Bitfarms si oppone all’acquisizione di Riot Blockchain 

Dopo la notizia di qualche giorno fa dell’interessamento di Riot Blockchain nei confronti Bitfarms, la società di mining crypto sta correndo ai ripari per renderne più difficile l’acquisizione. 

Infatti Bitfarms ha adottato un piano riguardante i diritti degli azionisti che consentirebbe un tentativo ostile di acquisizione solo in circostanze molto limitate. 

Riot Blockchain e l’espansione del crypto mining

Riot Blockchain, ora conosciuta come Riot Platforms, è una società quotata in borsa che si occupa di mining crypto. 

Qualche giorno fa si è diffusa la notizia che sta cercando nuove soluzioni per sopperire alla riduzione delle entrate causate dall’halving di Bitcoin

L’halving, avvenuto il 20 di aprile, ha dimezzato il premio per i miner, ma la concorrenza non è diminuita di molto. 

Prendendo le medie settimanali di Hashrate Index, l’hashrate di Bitcoin è passato dai 650 Eh/s del 19 aprile agli attuali 604, ovvero riducendosi solamente del 7% dopo l’halving. 

Il mining è una competizione in cui incassa di più chi ha più hashrate, quindi i miner sono di fatto incoraggiati a mantenere il più alto possibile il loro hashrate. 

Solo che con l’halving gli incassi dei premi si sono dimezzati, e visto che è proprio l’hashrate a consumare energia elettrica, ed a generare quindi i costi maggiori, i miner ora hanno un problema. 

La profittabilità del mining è crollata dopo l’halving, passando dai circa 0,11$ al giorno per THash/s agli attuali 0,05$, ovvero più che dimezzandosi. Questo livello è attualmente il più basso di sempre. 

RIOT in borsa

Riot Platforms è quotata in borsa al Nasdaq con il ticker RIOT.

Dopo i picchi annuali di febbraio, quando il prezzo delle sue azioni period salito sopra i 17$, nel corso del mese e mezzo precedente all’halving è crollato sotto gli 8$, perdendo più della metà del proprio valore. 

Gli investitori e gli speculatori temevano che la società potesse avere problemi in conseguenza dell’halving, e di fatto avevano ragione. 

Tuttavia in seguito il prezzo è risalito, tanto che ora è poco sotto i 10$.

Il livello di prezzo attuale però è vicino ai minimi del 2024, ed è in linea con quello che le azioni RIOT avevano a metà dicembre 2023 prima che iniziasse la risalita. 

Da notare però che risulta essere superiore a quello di ottobre e novembre, quando period anche sotto i 9$, e soprattutto che risulta essere di molto superiore a quello di high-quality 2022, quando scese a quasi 3$.

È però importante sottolineare che i massimi storici del 2021 sono ancora molto lontani, dato che arrivò a sfiorare gli 80$. 

La differenza tra i quasi 80$ di febbraio 2021 ed i 17$ di febbraio 2024 la cube lunga sia su quanto eccessiva fu la FOMO allora, sia si quanto i mercati finanziari abbiano già “punito” Riot prima dell’halving a causa degli inevitabili effetti che questo evento avrebbe avuto sui suoi introiti. 

L’acquisizione di Bitfarms 

Tra le varie soluzioni che sta cercando di studiare Riot Platforms per contenere le perdite ci sono fusioni ed acquisizioni. 

In particolare ha messo gli occhi su Bitfarms, un’altra società di mining crypto americana. 

Anche Bitfarms è quotata in borsa al Nasdaq, con i ticker BITF, ma mentre ieri RIOT è salita dell’1,8$, BITF è scesa di quasi il 4,2%. In after-market ha poi recuperato un misero 0,4%.

Il titolo BITF però sta performando meno peggio di quello di RIOT sul medio-lungo periodo, perchè rispetto agli 1,1$ di high-quality 2023 il prezzo attuale di 2,3$ è nettamente superiore. 

Inoltre in percentuale è meno distante dai massimi storici del 2021 rispetto a RIOT, e dagli 0,4% di high-quality 2022 ha guadagnato molto. 

Quindi sembra proprio che Riot Platforms voglia inglobare una società rivale che, perlomeno in borsa, sta performando meglio. 

Da notare che RIOT capitalizza 2,8 miliardi di dollari, mentre BITF meno di 900 milioni, quindi è tre volte più piccola. 

Crypto mining: L’opposizione di Bitfarms all’OPA di Riot Blockchain

Bitfarms però non vorrebbe farsi acquisire. 

Da notare che Bitfarms è una società “pubblica”, perchè ben il 75% delle sue azioni sono sul mercato (in borsa). 

Quindi in teoria Riot Platforms non dovrebbe avere grossi problemi a lanciare un’OPA ostile nei suoi confronti, a patto di offrire agli azionisti un prezzo di vendita interessante. 

La società però ha reagito per cercare di opporsi a questa acquisizione ostile, elaborando un piano riguardante i diritti degli azionisti che consentirebbe un’acquisizione ostile solo in circostanze molto limitate. 

Infatti il piano prevede che nel caso in cui un singolo soggetto dovesse riuscire advert acquisire almeno il 15% delle azioni entro il 20 settembre, per poi aumentare la quota al 20%, senza l’approvazione del consiglio, gli altri azionisti potrebbero acquistare azioni ordinarie con uno sconto significativo rispetto al prezzo di mercato. 

Bitfarms è una società canadese, ed in Canada queste misure sono consentite dalla legge. Il risultato sarebbe che Riot potrebbe lo stesso lanciare un’OPA ostile, ma si vedrebbe diluire la propria quota azionaria una volta acquistate le azioni sul mercato. 

Riot in realtà è già anche azionista di Bitfarms, e di fatto la scalata è già iniziata, dato che advert oggi dovrebbe essere diventato il singolo maggiore azionista con più dell’11% delle quote. 

Inoltre durante la recente assemblea degli azionisti di Bitfarms il suo stesso co-fondatore, Emiliano Grodzki, è stato estromesso dal consiglio di amministrazione. 

In altre parole è in atto un vero e proprio scontro tutto interno a Bitfarms tra Riot, che sta cercando di appropriarsene, e gli altri azionisti che non vogliono che la società venga acquisita in questo modo. 

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