Un paio di giorni fa, la società cinese Nano Labs ha pubblicato un comunicato stampa sul proprio sito net ufficiale con cui annuncia che ha iniziato advert accettare Bitcoin come mezzo di pagamento.
Da notare che, perlomeno in teoria, in Cina c’è ancora un ban sulla compravendita di criptovalute, ma evidentemente non riguarda l’accettazione di Bitcoin come forma di pagamento.
Chi è Nano Labs?
Nano Labs Ltd è un’azienda che progetta circuiti integrati (microchip) e che fornisce di soluzioni tecnologiche in Cina.
In particolare si occupa di chip di elaborazione advert alta produttività (HTC), chip di elaborazione advert alte prestazioni (HPC), soluzioni di elaborazione ed archiviazione distribuite, chip di elaborazione visiva con schede di interfaccia di rete intelligenti (NIC) e rendering distribuito.
Inoltre la società ha creato un’architettura completa di unità di elaborazione di flusso (detta FPU) che offre una soluzione che integra le funzionalità di HTC e HPC. In particolare, la sua serie Cuckoo è uno dei primi chip HTC near-memory disponibili sul mercato.
La serie Cuckoo è stata lanciata nel 2020, mentre nel 2022 hanno lanciato la serie Darkbird.
I chip HPC proprietari Darkbird sono stati poi integrati nella macchina per il mining di Bitcoin di Nano Labs, iPollo. Sono pertanto già attivi da anni nel settore crypto, nonostante il ban cinese.
Nano Labs inizia advert accettare Bitcoin
Nano Labs un paio di giorni fa ha annunciato di aver creato un account Coinbase e di aver iniziato advert accettare pagamenti in Bitcoin in cambio dei suoi prodotti.
Dichiarano:
“Questa mossa strategica segna l’impegno della società advert abbracciare le ultime novità in fatto di tecnologia finanziaria e a migliorare le sue capacità di transazione globale”.
Aggiungono anche che hanno intrapreso questo passo per offrire ai clienti ed ai accomplice una maggiore flessibilità nei pagamenti, in risposta alla crescente domanda di transazioni in valuta digitale nel settore tech.
Ammettono anche tra le righe che story richiesta è venuta in particolar modo da aziende estere che cercano transazioni transfrontaliere efficienti e sicure.
Inoltre rivelano che l’accettazione dei pagamenti in Bitcoin è in linea con la visione a lungo termine della società di rimanere all’avanguardia nei progressi tecnologici e di offrire valore aggiunto ai clienti in tutto il mondo.
L’obiettivo di questa iniziativa è quello di attrarre una gamma più ampia di clienti e di accomplice.
L’importanza di Nano Labs con l’inclusione di Bitcoin
Nano Labs, nonostante abbia sede a Hangzhou, in Cina, è quotata in borsa al Nasdaq.
È sbarcata sulla borsa USA a metà del 2022, ovvero poco più di due anni fa, in pieno bear-market.
Infatti dal prezzo iniziale di 76$ delle sue azioni, nel giro di solamente quattro mesi questo period già precipitato sotto i 10$.
Sebbene a metà 2023 fosse tornato vicino ai 30$, ed a febbraio di quest’anno abbia avuto un brevissimo picco anche sopra i 40$, a partire da aprile ha fatto registrare una nuova forte discesa, legata in parte anche alle difficoltà economiche della Cina.
Il picco minimo si è registrato advert agosto, quando addirittura scese sotto i 3$, ma a settembre con la ripresa delle borse cinesi è perlomeno riuscito a riportarsi a 9$.
Si tratta però di un titolo decisamente unstable, dato che advert inizio novembre period tornato a 3$, e che è bastata la notizia di aver abilitato i pagamenti in Bitcoin per farlo tornare sopra i 7$.
Da notare che la società capitalizza solamente 118 milioni di dollari, e che quindi va considerata una società di importanza minore nel settore dei microchip (quello di Nvidia, che capitalizza oltre 3.000 miliardi).
Bitcoin e la Cina
Nel 2021 la Cina emise l’ennesimo ban nei confronti delle criptovalute.
All’epoca lo Stato asiatico deteneva la maggior singola quota per nazione dell’hashrate di Bitcoin, ma nel giro di pochissimi mesi scomparve da questo mercato.
Il ban però non fu in grado di eliminare le crypto dal Paese, tanto che già l’anno successivo erano tornati al secondo posto mondiale dopo gli USA per hashrate di Bitcoin.
Inoltre quel ban riguardava anche la compravendita di criptovalute, ma già a partire dall’anno successivo i cinesi impararono advert usare trade esteri per aggirarlo.
E così alla high-quality la Cina ha di fatto dovuto abbandonare l’thought di bloccare le criptovalute, tanto da aver autorizzato quest’anno l’emissione di ETF crypto sulla borsa di Hong Kong.
Sebbene il ban in teoria sia ancora in vigore, in realtà lo Stato cinese ora non si oppone più di tanto nè al mining, nè al buying and selling crypto, e nemmeno all’utilizzo di Bitcoin come mezzo di pagamento, anche se questo non rientra a pieno titolo nel ban se effettuato in modo volontario e consapevole da entrambe le parti (compratore e soprattutto venditore). Pertanto la decisione di Nano Labs non sembra violi alcuna legge cinese.