Friday, September 20, 2024

Vladimir Putin liberalizza il crypto mining in Russia dopo due anni di cease

Il Presidente della Russia Vladimir Putin ha firmato ieri una legge che consente ufficialmente di aprire le porte al mining di crypto nel Paese sovietico.

Appena 2 anni fa l’estrazione crittografica veniva resa illegale a causa dell’elevata domanda di energia elettrica richiesta, che ancora oggi lascia qualche incognita sul piatto.

Nel frattempo la Russia sta cercando di rafforzare la sua posizione nel settore legalizzando anche i pagamenti in crypto, nell’intento di utilizzare queste risorse per aggirare le sanzioni occidentali.

Vediamo tutto dei dettagli di seguito.

Putin: la legge per legalizzare il crypto mining in Russia

Ieri Vladimir Putin ha firmato ufficialmente una legge che riporta alla legalità il mining di crypto nella Russia, secondo un rapporto dell’agenzia di stampa TASS.

La nuova legislazione riporta in vigore la pratica di estrazione digitali dopo due anni in cui l’attività è stata vietata dalla Federazione socialista.

In particolare a gennaio 2022 la Banca Centrale Russa aveva espresso le proprie preoccupazioni del caso citando potenziali minacce alla stabilità finanziaria e al benessere dei cittadini. Da lì a poco arrivò il ban per il mining di Bitcoin ed altri token digitali, che portò alla riorganizzazione delle società minerarie della Russia.

La legge firmata da Putin, introduce diversi concetti chiave, tra cui il mining di valuta digitale, i pool di mining e gli operatori delle infrastrutture minerarie.

Al momento solo  le persone giuridiche russe e i singoli imprenditori registrati presso il governo avranno il diritto di minare criptovalute liberamente. I privati possono comunque impegnarsi nell’industria mineraria senza registrazione, purché però rispettino limiti energetici stabiliti dalla Federazione sovietica.

Inoltre la manovra approvata dal primo ministro russo Putin apre le porte alle negoziazioni di attività finanziarie virtuali estere presso piattaforme blockchain.

In tutto ciò c’è da sottolineare però che la Banca Centrale si riserva il diritto di vietare a sua discrezione beni ed attività thoughtful una minaccia per il Paese.

Nonostante le varie limitazioni, si tratta comunque di un momento di svolta per la Russia che sta cercando di “cogliere l’attimo”, come affermato da Putin, per stabilire un quadro giuridico in materia di valute digitali.

Secondo fonti esterne, dopo l’approvazione e la pubblicazione ufficiale della legge, dovranno passare 10 giorni prima di entrare ufficialmente in vigore.

Si stima che già dal 1° novembre verranno riaperte le farm di crypto mining in tutto il territorio sovietico.

I timori di Putin sul piano energetico

Appena un mese fa il presidente Putin aveva espresso preoccupazione riguardo il potenziale impatto energetico negativo del mining di crypto in Russia.

In un momento di tensioni geopolitiche così concitato, una domanda importante di elettricità potrebbe causare pesanti blackout e mettere in ginocchio la Nazione.

In realtà alla Russia l’energia non manca: è noto infatti che possiede una delle più grandi riserve di fuel e carbone al mondo. Inoltre risulta essere il terzo al mondo come Paese con più capacità di estrazione.

Advert ogni modo un’attività di estrazione intensiva potrebbe causare qualche interruzione del servizio elettrico, soprattutto in caso di cease momentanei delle centrali nucleari.

Proprio in questi giorni advert esempio, Putin ha citato un problema tecnico alla centrale di Rostov, che dispone di 4 reattori per fornire complessivamente 3861 MW.

Il crypto mining potrebbe essere dunque un’arma a doppio taglio se utilizzata in modo improprio e con timing errato, proprio a causa della sua natura dispendiosa.

Il consumo di energia di tutte le attività crittografiche combinate è compreso tra lo 0,4 percento e lo 0,9 percento del consumo globale annuo di elettricità. Si tratta di un consumo stimato di 120/240 miliardi di chilowattora all’anno, secondo quanto riferito dal information heart Simply Vitality.

In merito alla questione energetica, Putin ha preso posizione evidenziando la delicatezza della faccenda e la necessità di fare scelte corrette. Queste le sue parole in una recente conferenza: 

“È necessario prendere le decisioni giuste e tempestive, in particolare quelle sistemiche, a livello della legge federale.Ho già dato istruzioni per regolare l’estrazione di valute digitali in Russia, comprese le questioni relative alla tassazione di questa attività e alle decisioni tariffarie.”

Vedremo come reagirà ora la Russia non appena le mining farm verranno riavviate nel Paese, e se i cittadini dovranno effettivamente affrontare carenze energetiche.

A tal proposito la Russia potrebbe prendere spunto dal Texas e limitare solo temporaneamente l’estrazione di criptovalute, offrendo crediti di compensazione alle società crittografiche.

La Russia utilizza le crypto per aggirare le sanzioni occidentali

Molto probabilmente la scelta di Vladimir Putin di aprirsi al crypto mining è motivata dalla necessità della Russia di valute digitali al positive di eludere le sanzioni occidentali.

Già lo scorso anno il Paese aveva fatto uso del rublo digitale per scambiare valore all’estero senza incorrere in pesanti dazi o imposizione dell’Unione Europea.

Questa volta però sembra la Russia voglia utilizzare proprio le crypto per far fronte alle proceed pressioni finanziarie.

A tal positive, Putin oltre che legalizzare il mining ha anche firmato una legge che liberalizza i pagamenti in criptovalute nell’ambito di un regime sperimentale.

La Banca Centrale russa sta cercando proprio in questi giorni di spostare il denaro attraverso i confini internazionali utilizzando Bitcoin ed altri token virtuali.

La legge non è ancora stata approvata ma si pensa che passerà al vaglio a breve.

I pagamenti transfrontalieri potranno a breve essere erogati direttamente in crypto, evitando alcun tipo di intermediario fiduciario per le transazioni finanziarie.

Se tutto dovesse andare per il verso giusto, già dal 1° settembre potremmo vedere la legge entrare effettivamente in vigore. In tutto ciò El Salvador potrebbe essere avvicinato alla Russia per il commercio di criptovalute.

È chiaro che l’apertura al crypto mining è correlata alla questione delle sanzioni e dei pagamenti internazionali : l’estrazione crittografica sarà verosimilmente in parte impiegata proprio per consentire un flusso di token più florido.

Così come infatti la Nord Corea ruba criptovalute grazie al suoi group di hacker per poi eludere anch’essa le sanzioni dell’Occidente, la Russia farà del mining il suo marchio di fabbrica.

Le crypto infine possono essere anche utilizzate per finanziare la guerra in Ucraina: come riferito da Coindesk entrambe le fazioni hanno ricevuto insieme donazioni per 1,8 milioni lo scorso anno.



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